Descrizione dello strumento

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Notizie sullo strumento

L'organo della chiesa di S. Domenico in Cesena è opera di Baldassarre Malamini, che lo realizzò nell’anno 1601.

         Risale al 2 aprile 1591 il rogito del notaio Ginesio Bonacci con il quale il dottor Gualagnino Bettini dispone un lascito perpetuo, in favore del convento dei Domenicani, della somma di 20 scudi d’oro annui “…con l’obbligo di spendersi nella fabbrica di un organo grande e magnifico per ornamento della chiesa…”. Il primo settembre 1600 il Consiglio dei Padri approva la realizzazione di un organo “…con tutta maestà e magnificenza…”: il 13 settembre del medesimo anno, il Priore, Padre Eliseo da Bologna, stipula con mastro Baldassarre Malamini il contratto per la costruzione di un organo al prezzo convenuto di 190 scudi d’oro da consegnare entro la festa di S. Pietro Martire dell’anno successivo. La realizzazione degli ornamenti della cassa viene affidata a Girolamo Eubani.

         La documentazione d'archivio c’informa che nella chiesa domenicana era già presente un organo, che sarà ceduto al Malamini solo dopo l’installazione del nuovo strumento.

         L’organo sarà solennemente inaugurato il 29 aprile 1601.

         IL 20 ottobre 1680 si registrano, a favore di Cesare Aldini, “…spese per aggiustare l’organo…” e, l’anno successivo si registra “…Cap.no Cristoforo da Meldola fabbricatore d’organi, per accomodare l’organo … furono fatti i tre mantici nuovi all’organo, mutandone il sito da tenerli con fare una stanza più vicino all’organo di quella ove erano gli antichi (che ancora si possono vedere tutti rotti e inutili che erano);accomodate tutte le canne e fatto tutto l’altro bisognante per l’aggiustamento dell’organo, ché era in tal rovina…”.

         Agli inizi del settecento i frati decidono di ricostruire la loro chiesa: nel 1705 inizia la demolizione del vecchio edificio, gli altari e gli arredi, organo compreso, vengono smontati e riposti in convento. I lavori procedono però a rilento, e solo il 29 settembre 1722 si può consacrare il nuovo tempio.

         Dal dicembre 1721 al marzo 1722 l’organo viene ricollocato in chiesa, ad opera dell’organaro spagnolo (di Valencia) Giovanni Santa in Grazia. A tale intervento risale probabilmente l’aggiunta del registro di Voce Umana, che non figurava nella disposizione malaminiana, ed il registro di Contrabassi al pedale con relativo somiere. L’abbassamento del corista di un tono, riscontrato in sede di restauro durante il riordino del materiale fonico mediante l’inserimento di una canna (di fattura settecentesca) in testa ad ogni registro, è avvenuto successivamente alla collocazione della basseria in quanto le canne presentavano i relativi allungamenti.

         Risale al 1734 l’intervento di Feliciano Fedeli, del quale si conserva un nucleo di canne, per “…aggiustare l’organo della nostra chiesa…”.

Tra il 1754 e il 1755 Alessandro Ramenghi effettua alcune riparazioni, con la collocazione di 28 canne nuove e curerà l’ordinaria manutenzione dello strumento sino al 1764.

         In seguito alla soppressione del convento in epoca napoleonica, dal 1797 la chiesa diviene sede della Parrocchia di S. Martino. Il parroco Domenico Bazzocchi, nel suo libro di memorie, riferisce dei lavori fatti eseguire nel 1816 a Giovanni Zignani, che sostituisce i mantici, aggiunge i registri di “…Trombe, Clarino, Oboe, Flauto, Cornetta, Violino, Violoncello e Tamburo…” e “rinnova” le 25 canne di facciata. Poiché le canne in prospetto sono tuttora quelle del Malamini, è plausibile che siano state semplicemente riordinate a cuspide con ali, eliminando la scompartitura in cinque campi.

         Nel 1879 il pistoiese Filippo Tronci esegue importanti lavori "...per ristauro all’organo coll’aggiunta di un Registro, mantice, tastiera e pedaliera nuova…”. Questi ultimi due elementi sono tuttora collocati sullo strumento.

         Nel 1899 il bolognese Adriano Verati riceve compenso per “…mantici nuovi, somierino e tasti aggiunti…”.

         Gli eventi bellici coinvolgono nel novembre 1944, anche la chiesa di S. Domenico che, duramente colpita, diviene inagibile. L’organo è danneggiato e viene riparato soltanto nel 1966, con l’elettrificazione dei comandi e l’aggiunta di nuovi registri posti su un secondo corpo sopra il somiere antico.

Con il recente restauro, iniziato nell’estate 2000 e concluso nella primavera 2004, si è riportato lo strumento all’impostazione malaminiana, pur mantenendo gli elementi storici compatibili con la fisionomia dell’organo. I lavori hanno interessato tanto la parte strumentale quanto il mobile contenitore che, esempio unico in Italia, è stato riportato all’originale disegno in cinque campi con le mediane inclinate e la torre centrale aggettante.

Collocato in cantoria, in Cornu Epistulae, l’organo è inserito in una nicchia da cui sporge la cassa in legno d’abete, ornata da intagli impreziositi a foglia d’argento. Il prospetto è formato da 25 canne in stagno, distribuite in cinque campate a cuspide, presenta bocche allineate e labbri superiori a mitria; la canna maggiore è ornata di croce sbalzata.

         La campata centrale è avanzata rispetto alle laterali, i due campi mediani sono inclinati a raccordare i piani sfalsati; sopra questi ultimi sono disposti i consueti “organetti morti”, ricostruiti durante il restauro.

         La tastiera conta 50 tasti con estensione Do1-Fa5 e prima ottava scavezza. I tasti diatonici sono coperti in bosso, i cromatici sono realizzati in pero tinto in nero. La tastiera e la pedaliera sono opera di Filippo Tronci, 1879.

         La pedaliera, del tipo a leggìo, realizzata in noce, conta 18 pedali con ambito Do1-La2; è costantemente unita al manuale.

         Le meccaniche sono del tipo tradizionale con tastiera sospesa, tiranti di ferro, catenacci forgiati in ferro e legati su tavole d’abete.

         I registri sono comandati da manette fulcrate alla cassa a scorrimento laterale, poste su una colonna a destra dell’organista. La registratura è stata ricostruita durante i lavori di restauro, prendendo a modello l’organo Malamini della chiesa di S. Petronio in Bologna.

         Il somiere maggiore è del tipo detto a tiro, originale, costruito in noce ed armato in ottone, con canali scalpellati dal massello. La secreta è richiusa da quattro ante fermate tramite naselli. I ventilabri sono in abete ad apertura frontale, con guida laterale e presentano sezione triangolare. L’apertura dei registri avviene tramite inserimento delle stecche, che sono piallate a spessore lievemente cuneiforme.                              Il crivello è in legno di gattice, con bocche delle canne generalmente sottostanti.

         Sul fondo dell’organo un somiere settecentesco reca le canne del Contrabasso nell’ambito di 16 piedi.

         L’organo è alimentato da elettroventilatore tramite due nuovi mantici a cuneo, posti nel basamento.

 

 Ordine dei registri sul somiere, dalla facciata:

 Allo smontaggio                      Originale

 Bordone soprani

  1. Ottavino soprani
  2. Principale bassi                  Principale [intero 8’]
  3. Fagotto bassi                      Flauto in VIII [intero]
  4. Principale soprani
  5. Ottava                               Ottava
  6. Flauto in XII                       Flauto in XII
  7. Voce umana
  8. Flauto in VIII sop.              Decimaquinta
  9. Decimaquinta                    Flauto in XV
  10. Decimanona                       Decimanona
  11. Vigesimaseconda               Vigesimaseconda
  12. Vigesimasesta                    Vigesimasesta
  13. Vigesimanona                     Vigesimanona

 

 

         I registri aggiunti alla disposizione fonica d’origine sono stati inseriti: alcuni forando e rendendo mobili le false stecche, altri (nel caso di registri spezzati fra bassi e soprani) segando longitudinalmente in due parti le stecche.

         Sono state eliminate due porzioni di somiere, aggiunte in testa ed in coda. La prima porzione di somiere era stata applicata forando le cinture per ospitare i registri ai numeri 1 e 2, mentre la seconda era stata aggiunta per fornire aria a somierini pneumatici di completamento.

         Le modifiche apportate al somiere sono risultate perfettamente leggibili, consentendo il ripristino della fisionomia allo stato originale.

 

Disposizione fonica

 

 

Principale [8’]

Ottava

Decimaquinta

Decimanona

Vigesimaseconda

Vigesimasesta

Vigesimanona

Flauto in VIII

Flauto in XII

Flauto in XV

Voce Umana*

Contrabassi*

 

*Registri non presenti nella disposizione Malamini.

 

I registri di ripieno ritornellano al raggiungimento di 1/8 di piede, a partire dal Do# 46 della XV; i flauti non hanno ritornelli.