Notizie storiche

Il primo giugno 1807 i fratelli Giovanni e Giacinto Bruna firmano con i rappresentanti della fabbriceria montanarese, la Capitolazione per la costruzione del nuovo organo da collocarsi nella chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta e S. Nicolao.

L’organo antico che sostituiscono era stato costruito da Francesco Traeri nel 1701, strumento poi più volte riparato ed ampliato dai Concone nel corso del XVIII secolo.

Il piano fonico allestito dagli organari per il nuovo organo è allineato con le maggiori realizzazioni dell’epoca: due tastiere di 54 tasti in ottava distesa, il Ripieno di 16’, un’ampia tavolozza di registri da concerto, coronato da una monumentale facciata di 12 piedi.

I Bruna, come nelle loro realizzazioni più ragguardevoli, nella primavera del 1808 trasferiscono a Montanaro l’intero loro laboratorio: iniziano così i lavori, che si protrarranno fino ai primi mesi del 1810. Parallelamente proseguono i lavori di costruzione della monumentale cassa, realizzata dai minusieri Stefano Gabogna e Giovani Galetta e dall’intagliatore Giacomo Costa su disegno dello scultore Pieto Antonio Serpentiere.

L’organo subirà in corso d’opera, come nella miglior tradizione Bruna, numerose modifiche e ampliamenti, tanto da dover persino procedere all’allargamento della cassa. Il risultato finale sarà uno strumento che secondo la ricostruzione più attendibile contava ben 59 registri (di cui 14 ad ancia), un Ripieno al grand’organo di 22 file e uno all’Eco di 10 file, un totale di oltre 2700 canne. Era il più grande strumento mai costruito dai Bruna.

Lo strumento della parrocchiale viene completamente ricostruito da Giacomo Vegezzi-Bossi nel 1872; l’organaro torinese pur riutilizzando il materiale dello strumento dei Bruna reintonandolo, ne semplifica abbondantemente la struttura. Spariscono alcune file del Cornetto, del Ripieno, la Sesquialtera, il Bordone, l’Ottava seconda e i famosi Putti con tromba sonante. Bossi introduce a sua volta il registro di Voce flebile nell’Eco.

Nel 1896 l’organaro Giuseppe Lingua di Torino opera un consistente intervento sulla struttura dello strumento: inverte le tastiere, sostituisce la pedaliera, sposta l’Organo Eco on l’aggiunta del registro di Violino forte e la ridisposizione dei somieri di basseria.

Nel 1996 lo strumento viene sottoposto ad una accurata opera di restauro a cura della bottega organara Dell’Orto e Lanzini. Parallelamente si è proceduto al recupero del monumentale complesso cassa-cantoria ad opera della ditta Bulgarelli di Torino.

Caratteristiche tecniche e disposizione fonica

Organo collocato in cantoria lignea sopra il portale d’ingresso. Facciata di 31 canne, da Fa1 del Principale 16’ e Principale 8’ bassi, in campata unica a tre cuspidi, in stagno; 15 trombe rette da Putti.

Due tastiere di 61 tasti (Do1/Do6), diatonici ricoperti in osso, cromatici in ebano. Pedaliera semilunga di 17+4 tasti (Do1/Mi2 di 12 note reali). Registri azionati da manette ad incastro su due file a destra e a sinistra della consolle. Divisione bassi/soprani: Do#3/Re3.

8 mantici a cuneo, azionamento manuale e tramite elettroventilatore. Pressione: 49 mm in colonna d’acqua. Corista La3: 443 Hz a 14° C. Temperamento  equabile.

Grand'Organo (tastiera inferiore):

Organo Eco (tastiera superiore):

Accessori:

6 pedaloni per Ripieno GO, Combinazione libera GO, Banda, Espressione Eco, Ripieno Eco, Combinazione libera Eco.

Pedali e pedaletti per Ottavino, Tromba, Corno inglese, Unione tasto-pedale, Unione manuali, Triangolo, Terza mano, Putti, Rollante.

Un pomello a sinistra delle tastiere per Tremolo.

Una manetta a scorrimento verticale a incastro a destra delle tastiere per Fortissimo.

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